Io e la velocità - 16° puntata

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Archiviato anche il V° anno di Scuole Superiori, mi iscrissi all'Università, per un paio di motivi, il 1° per cercare di evitare il servizio militare (fatto che accade ma non per questa motivazione), il 2° era dovuto al fatto che, chissà mai, avessi potuto pure laureami, l'obiettivo principale, almeno per i primi periodi, era quello di riuscire a superare un paio di esami all'anno, per ottenere la dispensa momentanea dal servizio di leva, nell'attesa che mio padre andasse in pensione e che io figurassi come unica fonte di reddito in famiglia...

Facevo il pendolare avanti e indietro tra casa mia e la sede dell'Università, distante una sessantina di km da casa, per cui almeno un paio di volte a settimana mi toccava fare quel percorso, per differenziare il quale alternavo a rotazione i 3 itinerari di mia conoscenza, a seconda di quello che gradivo maggiormente in un determinato giorno...

Durante il 1° anno successe questa piccola disavventura, che mi vide protagonista dal momento in cui venni fermato da una pattuglia dei Carabinieri...

Ero fermo al semaforo rosso di un incrocio, superato il quale avrei avuto una sorta di strada libera davanti a me, in quanto avrei lasciato quel centro abitato, i limiti di velocità si sarebbero alzati dopo pochissime centinaia di metri, quando mi si affianca una Fiat 131 color verde bottiglia, me la ricordo ancora, non ne ho mai vista una identica, che iniziava a sgasare, io ero dentro l'abitacolo della Fiat 128 Coupé SL di mio fratello, come ho sentito le prime due accelerate a vuoto dell'avversario, mi si chiuse la vena ed ero pronto alla gara di ripresa...

Come nelle migliori partenze di F1, allo scattare del semaforo verde partii a razzo, sgommando ripetutamente ma avviandomi con un buono spunto, stavo distanziando il mio rivale e proprio mentre stavo per ingranare la 3° marcia, ecco comparire magicamente la sagoma di un Carabiniere, che mi mette la paletta intimandomi l'alt...

Minchia, mi aveva fermato, ero in evidente eccesso di velocità, anche se a quei tempi non c'erano ancora tutti gli strumenti di rilevazione che si sono largamente diffusi in seguito, in ogni caso tirare al limite del fuorigiri come avevo fatto una 2° marcia con quella vettura, avendone solamente 4, voleva dire aver fatto almeno i 100 km/h, i fenomeni tutori dell'ordine si erano messi una cinquantina prima della fine del limite cittadino dei 50 km/h, figuriamoci se potevo anche solamente pensare di poter farla franca in quel determinato frangente...

Continua...



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Meglio non farle, ste gare automobilistiche, fosse nella statale, fosse autostrada (se ho capito bene, c'era una sorta di gara con quella FIAT 131🙄). Noi piemontesi in ogni caso ci spostavamo quasi tutti con il treno per l'università (autobus per chi avesse quello disponibile al posto del treno) anche per distanze molto più brevi (la mia si trovava a 40km, ma c'erano ragazzi che ne dovevano percorrere solo 20, forse anche meno, se abitavano nei paeselli di provincia della stessa città dell'ateneo). Gli alessandrini invece, che abitavano proprio nella città sede, venivano portati in macchina dal papà o dalla mamma, se abitavano in un quartiere distante dal centro, altrimenti autobus o pedibus per loro. Anche complice la tendenza al mantenere una sola macchina in famiglia (in Piemonte si tende a spendere il meno possibile per qualsiasi cosa) oppure se due, il fatto che almeno un genitore ancora lavorava e gli serviva. L'unica che ricordo con velleità di farci guidare per forza era la boriosa prof. di Istituzioni di Diritto Privato, quella volta che non voleva assolutamente saperne di far slittare il suo personale programma extracurricolare a dispetto delle lagnanze dell'intera sala studenti sullo sciopero dei trasporti pubblici proprio per il giorno da lei scelto. Per lei, avendo già superato i 18 anni di età, doveva essere più che normale che i genitori ci affidassero la loro auto (o meglio ancora ce ne comprassero una tutta per noi? Chissà). Si certo, perchè laddentro eravamo tutti figli di Bill Gates e guarda caso invece di scegliere Harvard avevamo giusto giusto deciso per il rispettabile ateneo di Alessandria, come no
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!LUV

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Da noi invece c'è stato da sempre il culto della macchina, perché macchina=figa=scopata, ma anche per gli spostamenti, non mi sono mai piaciuti più di tanto i mezzi pubblici, amo l'indipendente del proprio veicolo, di qualunque genere essere sia, in più c'è un pizzico di presunzione, perché preferisco che la mia vita sia tra le mie mani, senza offesa per nessuno, se posso ci sto volentieri io al volante del mezzo con il quale mi sto spostando per il mondo, ritengo che la penserò così finché vivrò...

!PGM

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Come disse Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo (non è nulla di offensivo, per niente: è il titolo di una sua famosissima opera). Trovo semmai impressionante che la donna media romagnola si lasci facilmente abbagliare dai fari di un'auto. Dalle mie parti non si sceglieva il fidanzato in base al veicolo (anzi, dalle mie parti, i fidanzamenti ben riusciti che poi portavano a bellissimi matrimoni erano quelli combinati dalla cerchia sociale ereditata al pari di beni mobili e immobili -un tratto tipico culturale che pare fantascienza, ma ti assicuro che non è-) e personalmente lo trovo un fatto curiosissimo da lasciarmi a bocca aperta (e credimi che ben poche cose, anzi quasi nessuna, sono in grado di lasciarmi a bocca aperta -poi ci entrano le mosche
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!LOLZ

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Io ho parlato di avventura, della serie una botta e via, le ragazze che sono in cerca di sesso e poco altro, si lasciavano andare con maggiore facilità se c'era una bella vettura sotto al culo...

!PIZZA

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Non avevo colto del tutto: dalle mie parti non era affatto comune che una ragazza cercasse solo un'avventura passeggera (semmai capitava che qualche conoscente o amica venisse presa in giro pesantemente, creandosi aspettative stabili con quelli che alla fine risultavano dei poco di buono che le usavano e gettavano😭). Nè alle magistrali, nè all'università, nè alle specializzazioni legali e neppure in altri luoghi secolari che frequentavo (palestre, piscine, conservatori) avevo mai conosciuto casi del genere. Tutt'al più si sentiva dire di quella che prestava favori in cambio della carriera/passare un concorso pubblico o di quella che diventava l'amante (ma pur sempre a scopo matrimonio) di quello che siccome era il grande esimio illustrissimo famosissimo professore Pinco Pallo Per Nulla Qualunque, riteneva il gioco valesse la candela e correva il rischio. L'unica persona che avevo conosciuto che le stava bene l'avventura passeggera soltanto perchè in un dato momento così le girava era una tizia spagnola che era venuta a studiare a Nizza, con cui frequentavamo la stessa scuola di francese.
Quanto ai discutibili tizi del forum, frammischiavano allegramente le varie situazioni (l'avventura con la storia seria e con il matrimonio), dato che per loro contava il girare intorno allo stesso chiodo fisso: si sentivano scartati e bistrattati, arciconvinti che unicamente il loro aspetto fisico (e non il loro discutibile carattere) e le umili origini gli tarpassero le ali e dunque convinti che l'auto di lusso (ma non solo: la ricchezza in generale) potesse rendere le donne dimentiche della loro calvizie/altro che ritenevano li deturpasse e dunque farli magari passare da insoffribili ad accettabili.

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Qua è impossibile che ne sei uscito indenne

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Direi proprio di no, ma ricorda queste parole, in un caso ti stupirò, su questa tipologia di accadimenti...

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PIZZA! PIZZA!

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Per fortuna non c'erano ancora i cosiddetti fotomulta

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