“Non volevo rubarlo... è che, in questo momento, non ho i soldi per pagarlo, tutto qui...”
Quell’energumeno ebete mi guardava con l’occhio spento e un fare annoiato; continuava a farmi le stesse domande, a ripetere sempre le stesse cose: come un disco rotto.
“Lei stava uscendo senza pagare, quindi, lei è un ladro! Questo è un supermercato, non può prendere la roba e andarsene senza pagare. Ho la registrazione delle telecamere. Lei ha preso l’auricolare per il telefonino, è andato al reparto cucina, ha aperto la confezione dell’auricolare rovinando anche quella di cartone di un coltello. Poi ha nascosto l’auricolare e le istruzioni nelle mutande. Vuole vedere le immagini?”
“Non mi serve vedere le immagini, lo so cosa ho fatto, ma guardi che lei fa un errore, è solo che non avevo i soldi per pagarlo quel cazzo di auricolare, se lo tenga, adesso non lo voglio più...”
“Forse lei non ha capito la situazione, ora gliela spiego per l’ultima volta. Io avrei già dovuto chiamare i carabinieri. Furto, danneggiamento, ho le registrazioni. Sto cercando di venirle incontro, lei lo sa che cos’è una denuncia penale, il processo... le offro una via d’uscita. Guardi sarò sincero con lei, lo faccio solo perché è la politica del supermercato, fosse per me i fighetti come lei che si divertono a taccheggiare li sbatterei tutti in galera.
Scommetto che guadagna il doppio o il triplo di quello che guadagno io, solo che vi divertite a venire a rubare dove pensate che non vi becchino. Ora, per l’ultimissima volta, se lei va alla cassa e paga l’auricolare e il coltello noi chiudiamo un occhio, facciamo finta di niente e la cosa finisce qui. Che vogliamo fare, ha capito cosa le ho detto?”
Era veramente un imbecille, non c’era da stupirsi che io guadagnassi venti, forse anche duecento volte quello che guadagnava lui. Si trattava proprio di un imbecille, tanti muscoli e poco cervello. Niente cervello. Neanche tanti muscoli, certo, molti più dei miei, ma non è una cosa così difficile. Eppure mi stava facendo provare vergogna, questo poveraccio, mi faceva vergognare come un ladro.

Era una giornata nata male e non poteva che continuare peggio. Quella mattina avevo un importante consiglio di amministrazione a Lugano, mi ero svegliato troppo tardi, mi ero fatto solo una doccia veloce. Il mio umore era pessimo già alle otto di mattina. Poi quel debosciato dell’autista mi aveva chiamato facendo finta di avere la tosse, tossiva malissimo tra l’altro, non come tossisce un professionista, si capiva che stava meglio di me. Mi appuntai mentalmente l’idea di licenziarlo il prima possibile. Dieci minuti dopo imboccavo a velocità warp la statale alla guida della mia Murciélago 640 Roadster, la 760 era rimasta a casa del malato immaginario insieme a lui. O forse quel vampiro la stava usando per portare i figli all’asilo.
Non mi piace guidare per andare da qualche parte, è un lavoro da autisti, a me piace guidare per divertimento, ma dovevo arrivare a Lugano entro le dieci e non era una cosa facile guidare in mezzo al traffico con una Murciélago Roadster, un gioiellino, ma non molto adatta alle code della mattina.
Sarei arrivato quasi in tempo al consiglio di amministrazione, ero sul lungolago alle dieci, se la polizia comunale di Lugano non mi avesse fermato.
Denuncia penale. Mi usciva il fumo dagli occhi. Partii sgommando e gettai il portafoglio sul sedile dietro della macchina con odio verso il mondo intero e la Svizzera in particolare, essendo notoriamente il centro di questo mondo di...
Arrivai in ritardo, ma ero talmente incazzato che mi sentivo quasi sollevato, la giornata era così storta che pensavo non potesse peggiorare.
Ovviamente mi sbagliavo.
Il consiglio di amministrazione fu un disastro. Alle due del pomeriggio finalmente ne uscii, praticamente ancora quasi vivo e cercai di chiamare Anna, la mia segretaria.
Anche il maledetto auricolare aveva deciso di rompersi proprio quel giorno, avrebbe potuto farlo il giorno prima o il giorno dopo, ma gli sembrò carino farlo proprio in una giornata in cui un problema in più o in meno non faceva molta differenza.
Mentre tornavo in ufficio decisi di fermarmi in quel supermercato, il primo che incontrai dopo aver passato la frontiera, volevo bere un caffè e comprare un nuovo auricolare.
Parcheggiai, mi girai verso il sedile posteriore per cercare il portafoglio e... non c’era!
Mentalmente cercai di ricordarmi esattamente il gesto che avevo fatto allontanandomi dopo il pit stop della polizia. Riavvolgevo il nastro dei ricordi nella mia mente e rivedevo la scena, riavvolgevo e rivedevo, alla fine capii che il mio portafoglio probabilmente l’avevo fatto volare fuori.
Belle le macchine cabrio.
Il maledetto non era atterrato sul sedile dietro della macchina ma era volato oltre, non avevo tenuto conto della mia velocità e tutte le mie carte di credito oro, la mia patente, tutto quanto l’avevo lasciato in dono alla patria del cioccolato!
Quei poliziotti avranno visto la scena e avranno tagliuzzato o bruciato tutte le mie carte di credito, una alla volta, ridendo come pazzi. Sono sicuramente dei sadici, pensai allora. Mi vedevo mentalmente la scena dei poliziotti che ridevano in svizzero bruciando le mie carte.

Solitamente non entro nemmeno nei supermercati, non sono il tipo di persona che si può permettere di perdere tempo a fare la spesa o cose del genere.
Se fosse stata una giornata normale ovviamente avrei mandato il malato immaginario, il mio autista, a comprare l’auricolare e poi avrebbe messo in nota spese quello e qualche altra cosuccia che comprava sempre di nascosto quando lo mandavo a fare commissioni del genere, tanto la nota spese l’avrei firmata io facendo finta di niente.
Quel giorno mi toccava fare tutto da solo, anche rubare l’auricolare.
Non sono un ladro, a meno che si intenda con ladro anche chi fa manovre societarie di un certo tipo, triangolazioni estero su estero, scarica gli utili su società off-shore con fatture false e cose del genere. Ma queste sono cose praticamente quasi legali, soprattutto se nessuno se ne accorge, quindi io mi vedo più come un mago della finanza che come un ladro.
Sicuramente non mi vedo come un taccheggiatore, sono stato costretto dalle circostanze a fare quello che ho fatto, avevo un sacco di telefonate da fare e dovevo guidare, quindi avevo per forza bisogno di un auricolare. Sono quello che si dice una persona ricca, direi molto ricco, avevo una decina di carte di credito in quel portafoglio che ho lanciato.

Alla fine l’imbecille ha chiamato i carabinieri. Non è andata però come si aspettava il troglodita, nemmeno io ci speravo in effetti, dopo una denuncia penale per eccesso di velocità in Svizzera, una giornata come quella, poteva sicuramente continuare con una per furto e danneggiamento in Italia. Invece, questo fu un bel colpo di fortuna, uno dei due carabinieri, arrivati con molta calma sul posto, mi riconobbe subito, aveva visto una mia foto sul Sole, come mai un carabiniere leggesse il Sole 24 Ore non me lo chiesi, ringraziai solo questo suo vezzo perché alla fine convinse l’energumeno a lasciar perdere e mi fece promettere che sarei passato a saldare il debito il prima possibile.
Finalmente quella terribile giornata stava ritornando sui giusti binari. In serata mi arrivò anche una telefonata dalla Svizzera che mi informava che il mio portafoglio era stato ritrovato con tutti i documenti, mancavano solo i contanti. Mi sentii più tranquillo, in fondo anche gli svizzeri non sono così diversi da noi italiani, almeno i contanti se li erano tenuti, forse proprio quei poliziotti. In cambio non avevano dato fuoco alle mie carte di credito. Uno scambio tutto sommato equo.

Oggi, dopo quasi tre mesi, finalmente sto saldando il mio debito.
Non sono un ladro ma non ho mai detto di non essere stronzo, anzi, col mestiere che faccio direi che una delle mie doti migliori.
C’è voluto tutto questo tempo a comperare quella piccola catena, solo cinque supermercati, e mettere in piedi una piccola ristrutturazione aziendale. Quale immenso piacere provo in questo momento, nel firmare questa lettera di licenziamento con scritto sopra il nome e il cognome dell’imbecille!