Arturo Battaglia: scrittore/investigatore 4 La VOCINA

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-Amalia-, disse Isidoro, mostrando di avere una certa confidenza con la signora Abbotti, -non puoi passare il tuo tempo a sospettare!
-Tu dici?, replicò Amalia, -secondo me invece faccio bene anzi di più benissimo.
-Ma cosa le prende, domandai ad Isidoro, -Bah-mi rispose- non so se sia immaginazione o cosa ma ne ha sempre una per tutti! Vede misteri anche dove non ci sono.
Mentre si chiacchierava dell’ennesima incursione della signora notai che intanto si era fatto tardi ed io cominciavo ad avere sonno; sciolsi la serata salutando e ringraziando Isidoro, il quale, prima di congedarsi, mi consigliò di tagliare per il bosco così avrei fatto presto ritorno a casa.
Volli seguire il consiglio e in pochi minuti giunsi nel bosco, anche se non mi ispirava in quanto non era proprio un bel posticino; infatti, all’improvviso, sentii un rumore e mi spaventai, dopo essere sobbalzato mi incoraggiai dicendomi che non dovevo lasciarmi suggestionare.
Pensavo tra me e me, proseguendo.
I rumori continuavano ed erano rumori di passi che avanzavano nel bosco come se qualcuno mi stesse seguendo. Pensai che forse sarebbe stato meglio affrettarsi. Mentre il mio passo diventava una leggera corsa rimasi impigliato con l’impermeabile in un ramo e non riuscivo a liberarmi e per ripararmi mi nascosi sotto un cespuglio.
In quel momento vidi degli stivali che lentamente si avvicinavano verso di me:-uff…ma dove… Forse di qua!
Mentre si allontanava mi cadde in testa una castagna ancora nel suo riccio ed esclamai a voce alta:-Ahia. Le tanto gustate castagne…mi avevano appena tradito!
-Fermati! Sarà peggio per te-, esclamò rivolgendosi verso di me.
Io cominciai a correre per cercare di uscire dal bosco e riuscire a tirarmi in salvo.
Giunsi in un luogo chiuso dove non c’erano vie di uscita e vidi avvicinarsi una persona con la pistola in mano ed una risata inquietante. Ero finito in un grosso guaio. Quella risata era tutt’altro che rassicurante…e se avesse avuto ragione la signora Abbotti…non avevo tempo di chiedermelo…
-Sei in trappola- continuò, puntò la pistola sulla mia fronte e appena mi riconobbe aggiunse:- Peccato che non stessi cercando te ma il nostro piromane, maledetto…non a te eh!
Capii così che era l’ispettore Marroni, e dopo aver chiarito il pasticcio mi chiese se avessi voluto partecipare alle indagini.

Anche se vacillai leggermente al pensiero risposi secco:- Niente da fare, sono qui per scrivere, e scriverò!
Me ne andai, lasciai dietro di me il viso contrariato di chi avrebbe voluto aggiungere altro ma senza averne avuto il tempo.
Filai dritto a casa, stanco, ma sentivo che qualcosa stava avvenendo e quella vocina bastarda dentro di me cominciava a farsi sentire sempre più prepotentemente.
Non dovevo ascoltarla, l’ultima volta che l’avevo fatto ero stato costretto poi a cambiare città e a cambiare vita, non me lo potevo permettere gli anni passano e sono stanco…stanco dentro!
Andai subito a dormire con la speranza di assopire i pensieri, ma sobbalzai nel bel mezzo della notte, la vocina sempre più insistente non mi dava tregua…
C’era qualcosa che non quadrava.