RE: Il mio primo, vero, contratto di lavoro - 8° puntata

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Quello che non avevo fatto in tempo a postare perchè dovevo uscire:

  1. siccome gli italiani della seconda metà del ventesimo secolo non erano gravai che da pochissime paturnie, quelle mancanti se le dovevano proprio inventare e la lotta di classe ne è un esempio lampante (eh, ancora non c'erano i blue collar che sin da inizio millennio avevano iniziato a guadagnare più di un professore e di un impiegato pubblico -ti dirò che quando ero vigilessa prendevo meno di un operaio, anche se il mio stipendio era allora cme allora tutt'altro che da buttare-)
  2. ste infami lotte di classe, a mio (im)modesto parere erano abbondantemente alimentate dagli infami temi scolastici, diretta conseguenza degli altrettanto infami parametri curriculari (da insegnanti ti dirò che maestri e professori qui non erano colpevoli: erano obbligati a seguire i parametri curriculari nazionali) dal deplorevole argomento Che lavoro fanno i tuoi genitori? E già immagino, eccome se immagino, in certe scuole dove il figlio delgli impiegati, dei ragionieri, dei professori, meglio ancora dei dirigenti aziendali finisse per canzonare il figlio degli operai o peggio del muratore o ancora peggio del manovale o bracciante e della casalinga. Ai tempi di mia madre affari come questi c'erano (ai miei già molto meno). E magari il figlio del mnovale cresceva pure prevenuto verso gli impiegati, nella peggio ipotesi, chissà😣
    !hivebits

Ps.: fosse per me, abolirei l'infame tema da ogni scuola di ogni ordine e grado, pure che i tempi sono cambiati rispetto ad allora (ma a mio immodesto parere il cambiamento è solo apparenza, in nome del politically correct)



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