Il mio primo, vero, contratto di lavoro - 8° puntata

avatar


Immagine CC0 creative commons

"Questo signore è entrato nel mio ufficio con istinti bellicosi, ma non ho voglia per nulla di assecondarlo, anzi, proprio per nulla...", mi limitai a dire io...

Il caporeparto era viola in faccia, un'autentica pentola a pressione sul punto di scoppiare per mancanza di sfogo, non fu facile per lui reprimere il tutto, ma stupido non era, pur in evidente stato di alterazione, sapeva dove si trovava, era in terreno nemico, per una simbolica guerra del cazzo che aveva voluto innescare lui unicamente, sbattendomi fuori dalla zona di produzione, era la mia occasione, quella di fargli pagare il suo sgarro nei miei confronti, e non volevo assolutamente perderla...

"Ho parlato con Burida (nome di fantasia dell'agenzia di Milano), mi ha detto che ha 6 scale in ritardo, con consegna programmata da noi autorizzata, in due minuti mi ha fatto venire un mal di testa incredibile, cosa sta succedendo??"

Lasciai il tempo al caporeparto per una replica, in sua assenza, non avendo ancora completamente recuperato l'uso corrente della lingua italiana, partii al contrattacco...

"Succede che in produzione sono in evidente ritardo, sono andato di sotto qualche giorno fa a capire quale fosse il problema, per parare il culo all'azienda, in tutta risposta mi sono visto sbattere fuori dal suo reparto, con una figura che gliela lascio immaginare..."

"Come mai l'hai allontanato dal reparto, l'accesso del responsabile delle spedizioni è sempre stato, se non consentito, almeno tollerato...", incalzò leggermente il capo...

Ormai il responsabile della produzione aveva ripreso il controllo, incominciò subito un caloroso attacco...

"Perché viene di sotto a rompere i coglioni..."

"Io vengo a vedere lo stato di avanzamento della produzione, i rappresentanti mi chiedono spiegazioni, e devo dare loro una risposta, mi muovo unicamente quando ci sono ritardi, non ho tutto questo entusiasmo di lasciare il mio ufficio per venire a fare un giro nell'inferno che avete di sotto..."

La mia affermazione era provocatoria, speravo che al caporeparto scappasse quella mezza parola in più che mi avrebbe consentito di fare la successiva sparata, che avevo già in mente, non venni assolutamente deluso, perché fu fuoco quasi simultaneo...

"Poverino, se devi scollare il culo dalla sedia, ti sudi tra le gambe, non fai un cazzo tutto il giorno!!"

"Il rispetto qui me lo porti, ok?!?! Io non mi sono mai permesso di fare certe affermazioni, voi fate la vostra, noi la nostra, insieme si raggiungono gli obiettivi, non è colma mia se hai voluto essere un operaio, per cui tranquillo con la lingua, di sotto fai quello che ti pare, qui no, questo te lo dico in sua presenza, in modo tale che sia chiaro che il bello e il cattivo tempo lo fai in produzione, mi auguro di essere stato chiaro..."

Ero stato chiaro, anzi, chiarissimo, non avevo detto una parola in più, avevo semplicemente sottolineato il mio operato, che tutto sommato era coerente e legittimo, ma la fatica del piano inferiore, dove si toccavano temperature prossime ai 35 gradi in alcuni periodi, lo stress che si accumulava facevano spesso perdere la brocca al caporeparto, che si sfogava con il primo che gli capitava a tiro, ma ognuno aveva i suoi cazzi da cagare, per cui la lingua la doveva frenare...

"Facciamo così, per il momento lui aveva l'accesso al tuo reparto, quando lo ritiene opportuno, se preferisce potrà chiamarti, per informazioni relative ai prodotti soprattutto in ritardo, darò disposizione che ci siano meno contatti possibili tra i rappresentanti e la produzione, per limitare le tue perdite di tempo in compiti che possono essere svolti dall'ufficio spedizioni (che ero poi io), ma ho già preso contatti con una società, per un controllo sull'operatività di tutta la nostra azienda, in modo tale che verranno apportati diversi accorgimenti, per meglio ottimizzare e sfruttare le forze e le capacità di noi tutti...

Continua...



0
0
0.000
7 comments
avatar

Aspè aspè aspè...ma statti a vedere che qualora fossero ancora gli anni novanta (lo erano?), ancora ci stava quella quanto mai storico-culturale inopportunissima diatriba tra operai e impiegati o sbaglio? Erano i tempi, me lo ricordo, in cui gli impiegati si sentivano superiori agli operai e facevano sfoggio della loro migliore posizione (non tu, ovviamente, dico, era un tratto culturale sull flsariga delle diatribe tra gentlemen di diverse entrate finanziarie, tra gentleman e borghesia (avvocati, agricoltori proprietari, farmacisti, commercianti e artigiani), tra borghesi di diverso livello, tra borghesi e classi salariate (e magari pure tra salariati di diverso livello e braccianti), insomma, un casino. Sarà che nel reparto operai regnava magari invidia verso il settore impiegatizio (o magari solo prevenuti pur senza invidia?). Siccome hai rilevato che è stato lui a scegliere di fare l'operaio, mi è sorto il dubbio. La filippica andrebbe ancora avanti, ma devo uscire di casa tra poco. Peraltro, sicuro che avrei fatto la stessa cosa che tu, non per farla pagare all'operaio in questione, ma perchè proprio a sobbarcarmi la colpa di una mala gestione o incuria altrui sarebbe stato l'ultimo dei miei pensieri, ora devo proprio filare via che qui diventa buio troppo presto...

0
0
0.000
avatar

Una certa lotta tra impiegati e operai c'era, siamo alla fine degli anni 80, per cui il periodo coincide con quello che hai detto tu, anzi, leggermente prima, per me non sarebbe stato un problema essere un operaio, ma ero entrato tra le fila dei cosiddetti impiegati, ero in una posizione di neutralità, ma alle strette non mi sarei fatto mettere sotto da lui, ma neppure da un altro impiegato, ognuno doveva fare il suo, senza sconti né aumenti...

!BEER

0
0
0.000
avatar
(Edited)

Quello che non avevo fatto in tempo a postare perchè dovevo uscire:

  1. siccome gli italiani della seconda metà del ventesimo secolo non erano gravai che da pochissime paturnie, quelle mancanti se le dovevano proprio inventare e la lotta di classe ne è un esempio lampante (eh, ancora non c'erano i blue collar che sin da inizio millennio avevano iniziato a guadagnare più di un professore e di un impiegato pubblico -ti dirò che quando ero vigilessa prendevo meno di un operaio, anche se il mio stipendio era allora cme allora tutt'altro che da buttare-)
  2. ste infami lotte di classe, a mio (im)modesto parere erano abbondantemente alimentate dagli infami temi scolastici, diretta conseguenza degli altrettanto infami parametri curriculari (da insegnanti ti dirò che maestri e professori qui non erano colpevoli: erano obbligati a seguire i parametri curriculari nazionali) dal deplorevole argomento Che lavoro fanno i tuoi genitori? E già immagino, eccome se immagino, in certe scuole dove il figlio delgli impiegati, dei ragionieri, dei professori, meglio ancora dei dirigenti aziendali finisse per canzonare il figlio degli operai o peggio del muratore o ancora peggio del manovale o bracciante e della casalinga. Ai tempi di mia madre affari come questi c'erano (ai miei già molto meno). E magari il figlio del mnovale cresceva pure prevenuto verso gli impiegati, nella peggio ipotesi, chissà😣
    !hivebits

Ps.: fosse per me, abolirei l'infame tema da ogni scuola di ogni ordine e grado, pure che i tempi sono cambiati rispetto ad allora (ma a mio immodesto parere il cambiamento è solo apparenza, in nome del politically correct)

0
0
0.000
avatar

Ahhh ma sei stato anche troppo gentile qua!

0
0
0.000
avatar

Il tema, l'argomento, tutto quanto era molto spinoso, in fondo in fondo, nel mio piccolo ufficio c'era uno dei due capi dell'azienda e il responsabile della produzione, insieme a quella che ancora era l'ultima ruota del carro, cioè io, per cui non potevo avere completa e totale libertà d'azione e di parola, ma quello che dovevo dire l'ho detto senza mezzi termini...

!PIZZA

0
0
0.000