Woke: il risveglio - part 2

La cosa stravolgente di Woke è l'aver saputo coniugare un tema di grande attualità come la presa di coscienza di un intero popolo, di un'intera nazione, con un aspetto molto più intimo e personale, ma altrettanto universale, come può essere il risveglio dal torpore esistenziale di ognuno di noi.

E' innegabile che dal crollo delle torri gemelle, dall'avvento dei social, qualcosa si sia rotto nel rapporto fra l'individuo e la collettività.

Negli ultimi 20 anni è sempre più istintiva, naturale, la dinamica per cui ognuno pensa per sè, che vista da un 'altra prospettiva, vista da un satellite artificiale non significa altro che un allontamento degli uni dagli altri, un ridimensionamento dell'umanità intesa come gruppo di individui che camminano verso un destino comune e condiviso.

Keef è l'individuo, individualista, che improvvisamente scopre il suo essere parte di qualcosa.

Parte di un sistema era il Keef prima dell'incidente con la polizia, parte di una collettività diventa il Keef dopo quell'incidente.

Il meccanismo che porta a questo cambiamento è però tutt'altro che immediato e ragionato. Il giovane prova a non dar peso a quel che successo, vorrebbe ignorarlo, vorrebbe continuare ad essere quello che è sempre stato, un ignavo e talentuoso vignettista di successo.

La sua vocina interiore, però, risvegliata dal trauma, gli impone di essere qualcun altro.

Woke riesce a trasferire tutta la potenza rivelatrice di un risveglio indotto da un episodio personalissimo eppure universalmente emblematico di una mentalità retrograda e violenta nei confronti del diverso. Per molti americani, per molte persone il diverso è sinonimo di pericoloso.

La serie risveglia in noi, come nel protagonista, quello sdegno chiarificatore capace di smuovere monti e rivoluzionare i rapporti di forza nella società odierna (in una maniera antitetica rispetto alla solennità di unorthodox o la magnificenza di Watchmen). Lo fa senza accampare scuse e affiancando ai suoi personaggi in carne e ossa delle fumettose matite parlanti e oggetti che da inanimati prendono vita per aprire gli occhi del protagonista.
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Non è una serie demenziale o esilarante ma è del tutto piacevole osservare i risvolti della vita di Keef in salsa comedy. E' una comedy come ne stiamo vedendo tante in questi ultimi anni.

Alcuni la definirebbero un dramedy ma Woke sembra essere poco avvezzo ad avere etichette.

Non è una pura comedy ma non è un puro dramedy e onestamente non sembra neppure essere un mix delle 2 cose.

E' qualcosa di diverso, di unico, con mille pregi e mille difetti ma dannatamente attuale e intelligente e, dunque, dannatamente necessaria (volendo forzatamente paragonarla ad un ibrido viene in mente What We Do In The Shadows).

Il consiglio è di darle una chance per almeno un paio di episodi prima di decidere di cassarla dal tabellone delle vostre serie tv da guardare nei prossimi mesi.

L'impressione è che vi tremerà la mano quando sarete sul punto di depennarla, mossi da un risveglio verso una serie che potrebbe piacervi, potrebbe salire molto molto in alto in quella lista che state costruendo in questo meraviglioso 2020 seriale.

https://www.serialfiller.org/post/woke-una-non-trascurabile-comedy-per-risvegliarci-dal-torpore

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