SanPa: recensione - part 2

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Ed è forse da qui che bisogna partire per dare forza e contesto a questa vicenda.

Muccioli accoglie e parla chiaro ai ragazzi e le ragazze accomunate dal disperato bisogno di essere trattati come esseri umani e non come bestie ma al tempo stesso legati dal beffardo destino di essere uomini e donne incapaci di intendere e di volere. Come accennato in apertura, infatti, l'eroina ti distrugge e ti da un'assuefazione tale per cui saresti disposto a vendere parti dal tuo corpo per una siringa. Le persone che cadono in questo tunnel non possono permettersi il lusso di badare a se stesse, non possono decidere della loro esistenza, non possono neppure provare a rialzarsi, figuriamoci a riabilitarsi.

Vincenzo Muccioli questo lo sapeva e come un padre di famiglia, un buon padre di famiglia di allora avrebbe fatto, sapeva benissimo che non sarebbero bastate parole dolci e qualche farmaco. Per fermare questa ondata servivano resilienza e maniere forti, anche fuori dal comune senso della decenza, anche oltre il buon senso e la ragionevolezza.

L'altra cosa che Muccioli sapeva, agendo almeno inizialmente in buona fede come tutti ammetteranno, riguardava la figura dello Stato e delle istituzioni. Quei ragazzi non solo erano stati abbandonati ma erano stati etichettati, marchiati come feccia della società. La morte per eroina, per overdose veniva vista come il frutto delle scelte suicide di una gioventù bruciata. Le famiglie dei tossici venivano emarginate. Le orde di zombie che vagavano per le città servivano solo a catalogare le varie zone delle città come "sicure" o "piene di drogati".

Con ottimi propositi e animato dalle mancanze della società tutta, nonchè dalla voglia di aiutare e fare del bene, Vincenzo Muccioli apre le porte della sua casa e mette in piedi una comunità i cui metodi diverranno oggetto di dibattito nell'opinione pubblica e di studio giurisprudenziale e sanitario con tutte le mastodontiche ombre di cui la serie ci metterà al corrente.

Nella mia vita ho visto centinaia di serie tv, centinaia di documentari. Se c'è una cosa che ho capito è che il contesto all'interno del quale si muovono i personaggi e intorno a cui si articola la storia è la componente fondamentale per capirne e apprezzarne le sfaccettature.

SanPa, Muccioli e la comunità di San Patrignano, sono forse la summa di questo aspetto. Se non capiamo il contesto, non capiamo la serie, non capiamo Muccioli, non capiamo la società e di riflesso non capiamo la storia narrata.

Abbandonate ogni preconcetto o voi che entrate, sembra dirci Gianluca Neri e con lui tutti gli ospiti della comunità che compaiono come intervistati.

Quella che era una comunità eretta a simbolo salvifico per decine di migliaia di giovani perduti e destinati alla morte, era anche un luogo dove lo stato di diritto era assente.

Vincenzo Muccioli era il salvatore ma anche il potenziale carnefice di quei ragazzi, ne era il padre ma anche il carceriere, ne era l'unica via d'uscita ma anche l'eventuale nuova dipendenza.

Per la società Muccioli è diventato ben presto un eroe, per la magistratura un criminale da perseguire, per lo Stato una scappatoia dove rifugiarsi per nascondere sotto il tappetto la piaga della droga.

Muccioli è esistito perchè non è esistito lo Stato. Che le sue opere buone abbiano superato quelle nocive, e viceversa, è solo un gioco che per anni ha appassionato l'opinione pubblica cosi come ora ci si potrebbe appassionare sull'efficacia di un vaccino o di un lockdown rispetto alla pandemia.

Il dato incontrovertibile è che laddove lo Stato è risultato assente c'è stato qualcuno che ha provato a colmare quel vuoto, donando tutto se stesso ad una causa che ben presto lo avrebbe sovrastato, inducendolo ad errori di onnipotenza e noncuranza tipici di chi per anni ha avuto dalla sua opinione pubblica, che vedeva in lui l'unico in grado di salvare quei ragazzi dalla morte, e la classe dirigente e politica, che vedeva in lui un manifesto elettorale pronto all'uso. Non è un caso se SanPa indugi moltissimi su Gian Marco e Letizia Moratti (oggi assessore al Welfare, ovvero alla sanità, lombarda), benefattori enormi di quel progetto nel quale versarono oltre 200 milioni di euro. Tra convinzione ed opportunismo, tra voglia di fare qualcosa di buono e necessità di farsi pubblicità, sono stati tantissimi i personaggi che hanno creduto in San Patrignano, chi per salvarsi o per salvare un proprio caro, chi in protesta con istituzioni colpevoli, chi per tornaconto di immagine.

Nel mezzo c'è stato sempre lui, Vincenzo Muccioli, padre padrone capace di togliere dalla strada migliaia di ragazzi, di strapparli alla morte ma anche di creare una sorta di stato sovranazionale, di enclave costruito sull'indipendenza totale, sull'autarchia e fatto di regole che nel bene e nel male superavano quelle dello stato italiano.

SanPa ha il merito di indurci a riflettere (avrebbe dovuto essere questo il titolo di questo post), inducendoci a frenare facili entusiasmi e posare i forconi.

Vincenzo Muccioli era un criminale tanto quanto era un angelo. Il boss di San Patrignano era anche un messia. Lo Stato avrebbe dovuto fermarlo immediatamente ma al tempo stesso ha fatto bene a lasciarlo libero di agire. La gente è stata illusa ma anche aiutata. I ragazzi sono stati plagiati ma anche salvati.

Non esiste bianco e nero, lo ricordavo in apertura, non esiste una sola verità su San Patrignano.

Fabio Cantelli esprime, ancora una volta, sul finale benissimo questo concetto dicendo che:

Sono vivo grazie e nonostante San Patrignano

Parliamo di un ragazzo che è entrato spontaneamente a San Patrignano negli anni '80 e lo ha fatto per salvarsi la pelle, perchè non più in grado di intendere e di volere, perchè sull'orlo della fine.

Muccioli lo ha rimesso in piedi. Gli ha dato una vita. Gli ha regalato uno scopo. Gli ha permesso di laurearsi all'università di Bologna. Lo ha eletto come suo collaboratore, come suo addetto stampa. Muccioli ha resuscitato Cantelli.

Ma Vincenzo Muccioli ha anche umiliato Cantelli. Lo ha rinchiuso. Incatenato. Costretto al digiuno. Sabotato. Gli ha nascosto per anni la sieropositività. Lo ha vincolato a dei segreti. Lo ha costretto a lavorare contro coscienza.

Ecco perchè la chiusura della docuserie corrisponde esattamente al senso che quegli anni, quella esperienza hanno lasciato o che almeno dovrebbero alimentare in noi ogni qualvolta parliamo del miracolo San Patrignano, di Vincenzo Muccioli e dell'Italia che fu.

Sono vivo grazie e nonostante San Patrignano

Sviluppo Personaggi: 9
Complessità: 9
Originalità: 7
Profondità: 9
Cast: -
Trama: -
Impatto sulla serialità contemporanea: 8
Componente Drama: 9
Componente Comedy:0
Comparto tecnico: 6
Regia: 6
Intrattenimento: 9
Coinvolgimento emotivo: 10
Soundtrack: -

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ENG
And it is perhaps from here that we must start to give strength and context to this story.

Muccioli welcomes and speaks clearly to the boys and girls united by the desperate need to be treated as human beings and not as beasts, but at the same time bound by the mocking destiny of being men and women incapable of understanding. As mentioned in the opening, in fact, heroin destroys you and gives you such an addiction that you would be willing to sell parts of your body for a syringe. People who fall into this tunnel can't afford the luxury of looking after themselves, they can't decide about their existence, they can't even try to get back up, let alone rehabilitate themselves.

Vincenzo Muccioli knew this and like a good family man of that time would have done, he knew very well that sweet words and a few drugs would not be enough. To stop this wave, resilience and strong manners were needed, even beyond common decency, even beyond common sense and reason.

The other thing Muccioli knew, acting at least initially in good faith as everyone will admit, concerned the figure of the State and the institutions. Those boys had not only been abandoned but had been labeled, branded as the dregs of society. Death by heroin or overdose was seen as the result of the suicidal choices of a burned-out youth. The families of addicts were marginalized. The hordes of zombies that roamed the cities only served to categorize the various areas of the cities as "safe" or "full of junkies."

With good intentions and animated by the failings of society as a whole, as well as by the desire to help and do good, Vincenzo Muccioli opens the doors of his home and sets up a community whose methods will become the subject of debate in public opinion and jurisprudential and medical study with all the huge shadows of which the series will make us aware.

In my life I have seen hundreds of TV series, hundreds of documentaries. If there is one thing I have understood, it is that the context within which the characters move and around which the story is articulated is the fundamental component for understanding and appreciating its facets.

SanPa, Muccioli and the community of San Patrignano, are perhaps the summa of this aspect. If we don't understand the context, we don't understand the series, we don't understand Muccioli, we don't understand the society and consequently we don't understand the story told.

Abandon all preconceptions or you who enter, seems to tell us Gianluca Neri and with him all the guests of the community who appear as interviewees.

What was a community erected as a salvific symbol for tens of thousands of young people lost and destined for death, was also a place where the rule of law was absent.

Vincenzo Muccioli was the savior but also the potential executioner of those boys, he was their father but also their jailer, he was their only way out but also their eventual new addiction.

For society Muccioli soon became a hero, for the judiciary a criminal to be prosecuted, for the State a loophole to hide under the carpet the scourge of drugs.

Muccioli existed because the State did not exist. The fact that his good works outweighed his bad ones, and vice versa, is just a game that has fascinated public opinion for years, just as we could now be fascinated by the efficacy of a vaccine or a lockdown with respect to a pandemic.

The incontrovertible fact is that where the state has been absent there has been someone who has tried to fill that void, giving all of himself to a cause that soon would have overpowered him, leading him to errors of omnipotence and carelessness typical of those who for years has had from his public opinion, which saw him as the only one able to save those boys from death, and the ruling class and politicians, who saw him as an election manifesto ready to use. It is not a coincidence that SanPa lingers a lot on Gian Marco and Letizia Moratti (today councillor for Welfare, or rather Health, in Lombardy), huge benefactors of that project in which they poured over 200 million euros. Between conviction and opportunism, between the desire to do something good and the need to gain publicity, there have been many people who have believed in San Patrignano, some to save themselves or their loved ones, some in protest against guilty institutions, some for the sake of their image.

In the middle there has always been him, Vincenzo Muccioli, a father capable of removing thousands of boys from the street, to snatch them from death but also to create a sort of supranational state, an enclave built on total independence, autarchy and made of rules that for better or for worse exceeded those of the Italian state.

SanPa has the merit of inducing us to reflect (this should have been the title of this post), inducing us to curb easy enthusiasms and put down the for
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ESP

Y es quizás desde aquí donde debemos empezar a dar fuerza y contexto a esta historia.

Muccioli acoge y habla claramente a los chicos y chicas unidos por la necesidad desesperada de ser tratados como seres humanos y no como bestias, pero al mismo tiempo atados por el destino burlón de ser hombres y mujeres incapaces de entender y querer. Como se mencionó al principio, de hecho, la heroína te destruye y te produce tal adicción que estarías dispuesto a vender partes de tu cuerpo por una jeringa. Las personas que caen en este túnel no pueden permitirse el lujo de cuidarse a sí mismas, no pueden decidir sobre su existencia, ni siquiera pueden intentar levantarse, y mucho menos rehabilitarse.

Vincenzo Muccioli lo sabía y, como habría hecho un buen padre de familia de la época, sabía muy bien que no bastarían las palabras dulces y unas cuantas drogas. Para detener esta oleada, se necesitaban resistencia y fuertes modales, incluso más allá de la decencia común, incluso más allá del sentido común y la razón.

La otra cosa que sabía Muccioli, actuando al menos inicialmente de buena fe como todo el mundo admitirá, se refería a la figura del Estado y de las instituciones. Esos chicos no sólo habían sido abandonados, sino que habían sido etiquetados, marcados como la escoria de la sociedad. La muerte por heroína o por sobredosis se veía como el fruto de las decisiones suicidas de una juventud quemada. Las familias de los adictos fueron condenadas al ostracismo. Las hordas de zombis que deambulan por las ciudades sólo sirven para clasificar las distintas zonas de las ciudades como "seguras" o "llenas de yonquis".

Con buenas intenciones e impulsado por las carencias de la sociedad en su conjunto, así como por el deseo de ayudar y hacer el bien, Vincenzo Muccioli abre las puertas de su casa y pone en marcha una comunidad cuyos métodos se convertirán en objeto de debate en la opinión pública y de estudio en el ámbito del derecho y la sanidad con todas las enormes sombras que la serie nos traerá hasta la fecha.

En mi vida he visto cientos de series de televisión, cientos de documentales. Si algo he entendido es que el contexto en el que se mueven los personajes y en torno al cual se estructura la historia es el componente fundamental para entender y apreciar sus facetas.

SanPa, Muccioli y la comunidad de San Patrignano, son quizás la suma de este aspecto. Si no entendemos el contexto, no entendemos la serie, no entendemos a Muccioli, no entendemos la sociedad y, en consecuencia, no entendemos la historia contada.

Abandona todos los prejuicios o tú que entras, parece decirnos Gianluca Neri y con él todos los invitados de la comunidad que aparecen como entrevistados.

Lo que era una comunidad erigida como símbolo salvador para decenas de miles de jóvenes perdidos y destinados a la muerte, era también un lugar donde el estado de derecho estaba ausente.

Vincenzo Muccioli era el salvador pero también el potencial verdugo de esos chicos, era su padre pero también su carcelero, era su única salida pero también su eventual nueva adicción.

Para la sociedad, Muccioli se convirtió pronto en un héroe, para la justicia en un delincuente al que perseguir, para el Estado en un resquicio para esconder bajo la alfombra la lacra de la droga.

Muccioli existía porque el Estado no existía. Que sus buenas obras hayan superado a las dañinas, y viceversa, no es más que un juego que durante años ha fascinado a la opinión pública del mismo modo que ahora podríamos apasionarnos por la eficacia de una vacuna o de un cierre en comparación con la pandemia.

El hecho incontrovertible es que allí donde el Estado ha estado ausente ha habido alguien que ha tratado de llenar ese vacío, entregándose por completo a una causa que pronto le habría desbordado, llevándole a errores de omnipotencia y descuido propios de los que durante años ha tenido por parte de la opinión pública, que le veía como el único capaz de salvar a esos chicos de la muerte, y de la clase dirigente y de los políticos, que le veían como un manifiesto electoral listo para ser utilizado. No es casualidad que SanPa se detenga mucho en Gian Marco y Letizia Moratti (hoy consejeros de Bienestar, o más bien de Sanidad, en Lombardía), grandes benefactores de aquel proyecto en el que vertieron más de 200 millones de euros. Entre la convicción y el oportunismo, entre el deseo de hacer algo bueno y la necesidad de ganar publicidad, ha habido muchas personas que han creído en San Patrignano, algunas para salvarse a sí mismas o a un ser querido, otras en protesta contra instituciones culpables, otras por el bien de su imagen.

En medio siempre estaba él, Vincenzo Muccioli, el maestro padre que fue capaz de sacar a miles de niños de la calle, de arrebatarles la muerte pero también de crear una especie de estado supranacional, un enclave construido sobre la independencia total, sobre la autarquía y hecho de reglas que para bien o para mal superaban las del estado italiano.

SanPa tiene el mérito de inducirnos a la reflexión (este debería haber sido el título de este post), induciéndonos a frenar los entusiasmos fáciles y a dejar el for

Life isn't a train. It's a shit tornado full of gold..png



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