Burnout: un fenomeno sociale in crescita.

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Quando parlo del mondo del lavoro con parenti ed amici mi rendo conto di quanto alcune fratture presenti in questo settore della nostra vita si acuiscano anno dopo anno.

Non penso di dire nulla di nuovo se affermo che i giovani fanno sempre più fatica a trovare un impiego. Quando lo trovano, i contratti proposti rasentano il ridicolo facendoli fluttuare perennemente in una condizione di precariato ad oltranza. Qualcuno la chiama flessibilità ma spesso questo qualcuno lo afferma dall'alto della propria posizione di imprenditore di successo o di politico ignorante. Chi invece questa flessibilità la vive quotidianamente, sa che l'unico sinonimo sensato è precarietà.

L'altra faccia della medaglia è rappresentato dagli anziani. Costoro lavorano sempre di più. L'età pensionabile si spinge sempre più avanti. Ogni manovra del Governo su questo settore lascia sul campo scie di cadaveri che nella migliore della ipotesi vedono allontanarsi la porta del pensionamento mentre nel caso peggiore finiscono nel limbo agnostico degli esodati.

In questo scenario, coloro che hanno un impiego sono indotti ad aumentare i propri ritmi di lavoro nella vana illusione di rendersi indispensabili per l'Azienda. Razionalmente sono consapevoli che nessuno è indispensabile ma ci si illude per cercare di non pensare che la porta verso la disoccupazione è oggi, più che in passato, sempre socchiusa.
In questo perverso processo si vede aumentare il proprio carico di lavoro, ci si lamenta ma si tiene la testa bassa per non finire nella schiera di coloro che, come in una sorta di girone infernale, si sforzano di inviare curriculum, fare domande di assunzione, partecipare a concorsi ma senza risultato alcuno.
In fondo, come diceva un mio collega anni fa, tutti devono pagare il mutuo...

Tutto questo ha delle conseguenze ed oggi vorrei parlarvi di una delle più "nascoste": la sindrome da Burnout.

Letteralmente significa esaurimento, crollo e fa riferimento ad uno stress sempre più pervasivo che induce un logorio psicofisico ed emotivo.

A sua volta, queste condizioni, portano demotivazione a livello personale ma anche delusione e disinteresse che sfociano inevitabilmente in conseguenze nella vita lavorativa, personale ed anche sociale della persona.

Lo stress provoca disfunzioni nell'organismo. Il burnout si può manifestare su diversi livelli:

  • Cognitivo/Emotivo: tempo addietro lessi un libro nel quale si raccontava di un distacco emotivo. Tale fenomeno si manifestava nell'individuo che inizia a trascurare gli affetti e le relazioni interpersonali dando un'eccessiva importanza al lavoro con difficoltà a concentrarsi;
  • Comportamentale: nei casi peggiori si manifesta una certa aggressività che può sfociare anche nell'abuso di alcool e sostanze fino ad arrivare alla mancanza di iniziativa ed infine all'assenteismo;
  • Fisico: a livello fisico il primo allarme è un aumento delle emicranie. Si passa poi all'apparato respiratorio ed all'insonnia fino ad arrivare a disturbi intestinali e debolezza generalizzata.

Le cause del burnout sono da ricercarsi sia a livello individuale sia a livello organizzativo:

  • necessità di affermarsi in campo lavorativo trascurando la vita privata,
  • eccessive richieste da più fronti sia lavorativo sia personale,
  • lavoro monotono e poco remunerato
  • contrasti con colleghi e/o superiori

Tutti questi fattori inducono il burnout!

Ma quali sono le fasi che attraversa una persona affetta da burnout?

  • All'inizio c'è senza dubbio una fase di entusiasmo che la persona manifesta nel proprio lavoro. Si cerca di essere efficienti e propositivi e non ci si cura di lavorare anche 12 o più ore al giorno.
  • Successivamente i carichi di lavoro inducono uno stress eccessivo e la persona si rende conto che le proprie aspettative mal si conciliano con la realtà lavorativa. L'entusiasmo inizia a diminuire e si inizia una fase di stagnazione.
  • Con il passare del tempo si inizia a percepire un senso di inadeguatezza ed insoddisfazione. Si matura la consapevolezza di essere sfruttato, oberato dal lavoro, poco apprezzato e spesso poco remunerato. Si tende a diventare aggressivi nei confronti altrui e cercare di fuggire dall'ambiente lavorativo dal quale ci si sente oppressi. Questa è la fase di frustrazione.
  • La quarta ed ultima fase di apatia vede l'interesse per il proprio lavoro spegnersi completamente fino ad una sorte di morte professionale.

Le cause sono riconducibili principalmente al sovraccarico di lavoro tali da esaurire le energie della persona. Da qui sorge la sensazione di impotenza a causa della mancanza di controllo sulla situazione che si vive spesso associato ad un riconoscimento personale ed economico reputato non alla altezza delle prestazioni. Talvolta tutto ciò viene a coincidere con la mancanza di condivisione dei valori che la Azienda ha e che non collimano con quelli dell'individuo.

E voi cosa ne pensate del burnout?
Ne avevate mai sentito parlare? Vi ritrovate in alcune di queste affermazioni?
Mi farebbe piacere avere un riscontro da parte vostra.

Tutte le immagine sono ottenute da Pixabay con licenza CC0




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Le situazioni che hai ottimamente descritto le ho vissute direttamente sulla mia pelle alcuni anni fa, e non ne sono completamente uscito, a causa di una situazione lavorativa personale famigliare tutt'altro che rosea, è la realtà attuale, che politici imbecilli e maledetti vogliono venderci per indorare la pillola che invece di pillola assomiglia sempre a una supposta, ma delle dimensioni di un vibratore, è facile immaginare quale sia il buco dove si infilerà completamente....

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Si é proprio così e come detto nel post me ne rendo conto giorno dopo giorno parlando con i miei amici e parenti.
Dai che stavolta me ne ricordo anche io dei tokens :-)

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Bell articolo 👏🏽👏🏽
E poi ci sono le agenzie del lavoro 😂😂😂

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Ti ringrazio per il complimento.
Per fortuna ad oggi non ho bisogno di usufruire dei servizi di un'agenzia del lavoro ma da quanto ne so anche loro non navigano in ottime acque e sono tra i promotori dei contratti delle balle pur di fare utili...

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Non voglio dire che tutto questo succeda solo ed esclusivamente in Italia, ma quasi...
Solo che finché non fa un'esperienza all'estero, l'italiano medio non se ne accorge.
Accettare un impiego che invece di uno stipendio, genera a malapena un sussidio, è da decerebrati.
E pagare un mutuo ventennale o trentennale alle banche, oggi come oggi, lo è ancor di più.
Fatevi tutti in fretta due conti, prima di tirare il gambino. Che poi è troppo tardi...

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Ti ringrazio per l'intervento.
Hai perfettamente ragione e la "fuga di cervelli" é senza dubbio una ulteriore conseguenza di tutti i discorsi affrontati nel post.
Per quanto riguarda il mutuo trentennale me ne sto accorgendo anche io sulla mia pelle ma anche dopo un percorso formativo finanziario che ho iniziato qualche anno fa e porto avanti ancora oggi.
Molte volte le scelte che si fanno sono dettate dalle tradizioni, dalla mancanza di informazione, dal timore.

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é proprio vero quanto da te descritto ma ho l'impressione che non cambierà niente perchè fa comodo che vada cosi'....le libere professioni mortificate al massimo e credo che vogliano che ognuno di noi indipendentemente dalle competenze certificate, viva con un misero stipendio...questa è una sindrome che a detta di qualche luminare ha portato una frequenza di malattie neurologiche serie

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Concordo pienamente!
Secondo me bisogna iniziare ad informarsi.
Io seguo alcuni canali di informazione indipendente come ByoBlu su YouTube.
La consapevolezza è il primo passo verso un cambiamento.
Bisogna essere consapevoli di ciò che accade per poter cambiare e non accettare tutto passivamente

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Condivido in pieno il tuo ragionamento sul termine flessibilità che alla stessa stregua di termini come termovalorizzatore, sono solo modi di abbellire qualcosa che di bello o positivo non ha nulla, almeno nel contesto in cui viene usato il termine...
Detto questo gran bel post
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Grazie, mi fa sinceramente piacere che ti sia piaciuto e ti ringrazio anche per il tuo commento sempre molto apprezzato

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