Ingegnere stradale. Storia in più parti. Sesta parte.

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Ciancio alle bande perché in questa fantastica ed entusiasmante sesta puntata inizio a raccontarvi di come era e di come viveva il padre del tizio del quale non vi ho ancora detto il nome perché credo, anzi ne sono convinto, è la cosa più tralasciabile del racconto, la cosa fondamentale che dovete tenere a mente è che lui voleva fare il parrucchiere, era la madre che con le sue richieste lo aveva portato a studiare per diventare ingegnere stradale.

Ma lui voleva e sognava da sempre di fare il parrucchiere da uomo e da donna, gli studi da ingegnere stradale non gli interessavano proprio.

Vorrei che lo teneste per bene a mente questo ok?

Perché è il fulcro del racconto.

Ma adesso, finito il mio cappello introduttivo, non mi viene che da dirvi...

Via con la sesta puntata.

Ma prima...

Sigla!

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Il padre era un uomo semplice, lavorava dalla mattina alla sera e per andare al lavoro doveva percorrere ben 34 chilometri di strada, tra statali e tangenziali varie, sia all'andata che al ritorno.

34 chilometri non sembrano tanti, ma in una grande città, anzi alla periferia di una grande città, tra i clacson e il nervosismo dell'orario di punta, diventano estenuanti, soprattutto in pieno inverno, quando esci di casa col buio e rientri la sera col buio, non vedendo nemmeno la luce del sole perché uscendo dalla ditta il buio è già sceso.

Peggio ancora le torride e soleggiate giornate di luglio dove il sole cocente scalda le cosce in macchina attraverso il vetro ed il condizionatore sparato al massimo sul petto non fa altro che peggiorare la situazione, il mondo sembra così bello d'estate, ma sembra il bel mondo appartenente agli altri, a quelli che se la possono godere l'estate.

Una cosa che proprio non sopportava suo padre era il trattore sulla statale, ogni volta che ne incontrava uno gli saliva il nervoso.

Non poteva andare veloce quanto il limite consentito dell'autovelox e non poteva vedere davanti perché c'era un muro mobile che sembrava costruito a posta per rompergli le palle.

Il trattore la mattina gli faceva fare tardi al lavoro e se non arrivava a timbrare il cartellino entro le 08 e 03 gli veniva tolta mezz'ora, ma il trattore gli faceva fare tardi anche la sera quando lo incontrava in statale e la cosa peggiore era che andando piano agli incroci che si incontravano lungo la statale le macchine che dovevano stare ferme allo stop si buttavano liberamente davanti a lui a mazzi da sei o sette visto che il trattore arrivava lento lento sulla strada.

Superarlo era impossibile visto che ormai da qualche anno le strade erano piene di quelle diavolerie che fanno fare cassa ai comuni.

Gli autovelox.

Continua...



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