Ingegnere stradale. Cap 15

Ovviamente era consapevole benissimo che direttamente non aveva colpe, o meglio non ne avrebbe avute per il semplice fatto che al volante della macchina ubriaco c'era lui, attaccato al collo della bottiglia di vino c'era lui, ma lei si sarebbe comunque sentita in colpa per non aver impedito, dopo anni che sopportava la cosa, che un ubriaco con in macchina suo figlio si mettesse alla guida.

Non le fregava niente se lui si faceva male o se prendesse pure qualche schiaffo in giro da qualcuno col quale si era comportato male perché ubriaco, non le fregava relativamente niente neanche del fatto che tutto quel bere e strafare poteva portarlo ad avere qualche malattia cronica.

La cosa che le interessava, un po egoisticamente, era il fatto che poi quel peso lo avrebbe portato lei e dopo anni di quella croce sulle spalle, la paura di averne un'altra ancora più grossa sulle spalle le dava fastidio.

Egoista? Non proprio diciamo, perché aveva comunque sopportato fin troppo quel disgraziato ubriacone che probabilmente iniziava ad odiare con tutta se stessa.

A tornare indietro, si diceva spesso tra se e se che probabilmente non lo avrebbe spostato, anzi, sicuramente non lo avrebbe spostato, ma poi si ricordava che senza quell'unione non sarebbe nato suo figlio, quel figlio meraviglioso per il quale avrebbe fatto di tutto e che le avrebbe dato molte soddisfazioni, sia in campo scolastico che in campo lavorativo.

Ecco perché lei puntava molto sul figlio, lui era la sua occasione di riscatto e di redenzione.

Una vita di sacrifici, di sopportazione, una vita di merda praticamente parlando, la sopportava solo per suo figlio che proteggeva come meglio poteva anche dalle evidenze che facevano parte della loro quotidianità.

Quando il padre straparlava per il fatto che era ciuco tradito per via del vinello che tracannava la sera, lei si intrometteva nei discorsi per ' evitare ' che il figlio si accorgesse che razza di padre aveva.

Continua....