Passatempi per nostalgici in quarantena: il Subbuteo

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Prima dell'avvento dei videogiochi in stile Fifa o Pes, con relative battaglie verbali tra le rispettive fazioni, su quale dei due meritasse la palma di maggior realismo nella simulazione, gli appassionati di calcio che intendessero replicare ludicamente le gesta dei propri beniamini avevano a disposizione un divertente gioco da tavolo, chiamato Subbuteo.

Come nel calcio reale, anche in questa particolare simulazione ad affrontarsi sono due squadre composte da undici calciatori, ma invece che in carne ed ossa i protagonisti del Subbuteo sono rappresentati da miniature di plastica, incollate ad una base semicircolare "pesante" che ne garantisce la stabilità verticale in campo.

La palla, gigantesca in confronto ai calciatori, si colpisce spostando le miniature con un colpo d'unghia, dell'indice o del medio, ma senza fare i furbi sfruttando l'effetto molla, in quanto non è lecito aiutarsi con il pollice; lo scopo del gioco è esattamente quello del vero calcio, fare goal, almeno uno più dell'avversario, spedendo la palla nella porta alle spalle del portiere.

Un po' di storia

Il gioco è stato inventato negli anni '40 da un ornitologo inglese, tale Peter Adolph (il nome "Subbuteo" prenderebbe infatti spunto da un particolare tipo di falco) ma non sono in pochi quelli che sostengono che l'idea sia stata copiata quasi integralmente dal "New Footy", gioco risalente ad almeno un decennio prima, creato sempre in Inghilterra da William Keeling.

In Italia ebbe la sua massima diffusione nel decennio che va dagli anni '80 agli anni '90, con i diritti di produzione e diffusione dello stesso acquistati dalla Hasbro, ma la multinazionale statunitense ne sospese la fabbricazione circa un decennio dopo, con il calare della richiesta per la concorrenza dei videogiochi da console.

A credere ancora nel prodotto fu una ditta italiana, la Edilio Parodi, che ottenne la licenza per la commercializzazione di una versione italianizzata del gioco, chiamata Zeugo (parola che significa "gioco" in genovese), piuttosto simile all'originale, ma nel quale le miniature di plastica erano sostituite spesso da sagome di cartoncino, mantenendone però la base originale e le altre regole fondamentali.

Sul finire del primo decennio degli anni 2000 il Subbuteo è tornato a destare l'interesse di alcuni nostalgici, ed il marchio originale è stato dato in concessione alla Fabbri per alcune raccolte uscite in edicola; tutt'oggi è possibile reperire materiale piuttosto facilmente sia nei grandi negozi di giocattoli, sia in rete nelle grandi catene di distribuzione.

Ricordi personali

Quella scatola esposta nel negozio di giocattoli del quartiere era l'oggetto dei miei desideri da diverso tempo; tutti i giorni, tornando da scuola (una volta si tornava a casa da scuola, anche alle elementari, da soli o al massimo facendo la strada con qualche compagno di classe che abitava vicino a te) le volgevo lo sguardo cercando le argomentazioni giuste da usare con i miei genitori, per farmela comprare.

La ottenni finalmente per il mio decimo (o undicesimo, non ricordo perfettamente) compleanno, senza all'epoca conoscerne nemmeno il nome esatto, che per me era semplicemente "il gioco di calcio con gli omini in miniatura"; era la versione dedicata al Mondiale 1986, e all'interno si potevano trovare le squadre di Italia e Messico, oltre ad un meraviglioso tabellone segnapunti, con i nomi da ritagliare di tutte le squadre del mondo, da utilizzare all'occorrenza, e le recinzioni da sistemare a bordo campo, con tanto di adesivi pubblicitari.

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Non stavo troppo a badare alle regole, e ci giocavo così, come capitava, per ore e ore intere, organizzando tornei, campionati, amichevoli e chi più ne ha più ne metta. Da lì a poco ci fu l'avvento delle Pay-Tv nel calcio professionistico e spesso mi servivo di nascosto della videocamera di mio papà per riprendere le gesta dei miei mini-calciatori, copiando le inquadrature da dietro la porta durante i calci di punizione e suscitando le conseguenti arrabbiature per lo spreco del prezioso nastro.

Ad ogni compleanno, festa comandata, promozione, usavo la possibilità di ricevere i relativi regali arricchendo la collezione con accessori di ogni tipo, come squadre diverse rispetto alle due incluse nella confezione originale, parti dello stadio, spettatori, riflettori in miniatura e quant'altro.

La mia collezione era diventata invidiabile, ed erano diversi gli amichetti che, con la scusa di studiare insieme, cercavano di estorcere un invito pomeridiano a casa mia, al fine di potersi cimentare col calcio da tavola.

Tornando al presente

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Tutta la mia collezione è oggi riposta, da qualche parte, nel mare magnum del garage della casa dei miei genitori, nella quale sono cresciuto; in qualche angolo, forse sepolte da pile di libri e quaderni scolastici, ancora oggi giacciono le squadre, il tabellone, lo stadio e il panno con su disegnato il campo da gioco, inchiodato pazientemente da mio papà ad una tavola di legno, in modo da lasciarlo sempre teso ed eliminare le fastidiose pieghe che condizionavano la "regolarità" delle preziose sfide!

Nella attuale abitazione "da grande", il tutto è stato sostituito, nel momento in cui anche mio figlio più grande ha iniziato ad interessarsi al gioco ascoltandoo i miei racconti, da una versione light dello stesso, decisamente più moderna, non a caso dedicata alla Champions League, con all'interno le squadre di Real Madrid e Bayern Monaco.

Niente stadio, niente tabellone, niente riflettori, solo l'essenziale.

In questi giorni di quarantena forzata, con il tempo da dedicare ai giochi e alle attività ricreative cresciuto a dismisura, stiamo riscoprendo il piacere di sfidarci, nei classici due tempi da quindici minuti, che nonostante le pieghe del campo e le regole non sempre rispettate, ci permettono per qualche attimo di evadere un po' dalla triste realtà.

Ci si confronta sul modulo con cui schierare la squadra (io sono un forte estimatore del 4-3-3, mio figlio predilige il 4-4-2), ci si scambia complimenti sulle azioni spettacolari, con tiri al volo e passaggi intercettati, e si viene attraversati da un piccolo brivido di adrenalina quando la palla entra in porta.

Un gioco che reputo meraviglioso, probabilmente destinato tra qualche anno a ricadere nuovamente nell'oblio, e a rimanere vivo solo tra pochi figli di nostalgici delle generazioni passate, ma che personalmente non cambierei con nessuna simulazione videoludica del mondo.



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9 comments
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Bei tempi.

Ho ripubblicato il tuo post sulla Pagina Facebook Hive Italia

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Grazie carissimo, mi fa molto piacere, il RB e che pure tu sia un fans del Subbuteo!

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Mi piaceva ma non ero molto bravo. Era bello giocarlo in molti: 3 contro 3 o 4 contro 4. Oppure organizzare veri e propri campionati.

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Bellissimo articolo @frafiomatale che mi ha fatto riaffiorare tanti ricordi di sfide avvincenti.

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Ti ringrazio molto per l'apprezzamento, di questi giochini simil calcio il Subbuteo era il mio preferito, perchè a differenza del calcio balilla o di quello in cui gli omini erano agganciati a delle molle (avevo anche quello ma non ricordo il nome) qui contava anche la tattica, il fuorigioco etc...

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Che ricordi! Io non ne ho mai avuto uno tutto per me, ma mi auto-invitavo a casa dei miei compagni di scuola con la scusa dell'aiutarli nello studio (eh si, ero un secchione) per poi giocare al fantastico subbuteo!

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Ahah, io ero dall'altra parte della barricata, ero quello che riceveva gli auto-inviti, non è che eravamo compagni di classe? :D

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Può essere... 🤣😂

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