LA CASA DEL VIDEOGIOCO .6

avatar

Un epidemia digitale

Bentornati alla casa del videogioco, dove cerco di raccogliere racconti e dati sul mondo videoludico che ritengo personalmente interessanti da sentire o leggere, oltre a qualche recensione poco professionale.

o9bt5x.jpg
Pixabay

Anno 2005, nel mondo fantasy videoludico per eccellenza, world of warcraft, scoppia uno dei casi di virus più conosciuti a tema videoludico: “la maledizione del Corrupted Blood”; Ma che cos’è esattamente? Il 13 settembre a seguito di una patch venne introdotto il raid Zul'Gurub all’interno del quale fece la sua comparsa il boss Hakkar, ricordiamoci questo nome perché tutto parte da qui.

Gruppi di giocatori ben armati e agli ultimi livelli invasero le nuove lande facendosi largo con la forza fino al boss finale dove però incontrarono un amara sorpresa.

Il boss infatti era in grado di lanciare un particolare incantesimo “il sangue corrotto”, che si applicava a tutti i giocatori che lo attaccavano simulando una malattia, un debuff negativo che diminuiva i punti vita della vittima e poteva essere trasmesso per prossimità ad altri giocatori.

Ora dobbiamo pensare che tale stregoneria fosse concepita per recare un grave danno a personaggi dei livelli più alti e quindi letale per chiunque non doveva avere niente a che fare con il raid, ovvero giocatori di livello più basso.

Morire in World of warcraft non è definitivo, ma comporta comunque un prezzo e una perdita di tempo considerevole e l’impossibilità di svolgere le proprie mansioni all’interno del mondo di gioco.

Sebbene la malattia fosse, nell’idea degli sviluppatori, circoscritta nell’area del boss e della durata di pochi secondi, questa trovò un modo per diffondersi; Si attacco infatti ai demoni e agli animali evocati dai giocatori che una volta richiamati preservavano inconsciamente la malattia; In seguito evocati nuovamente in città o in altri luoghi essi diedero il via a una vera e propria epidemia che stravolse i server di WOW per una settimana e arrivò ad essere oggetto di studio di epidemiologisti e servizi di intelligence, in quanto ha rappresentato un esempio virtuale di quello che potrebbe accadere in caso di pandemie o attacchi biologici nel mondo reale.

La reazione al contagio fu varia, molti giocatori con capacità curative cercavano di curare gli infetti, mentre chi non ne aveva l’abilità tentava di informare gli altri giocatori sulle zone da evitare perché ormai focolai ingestibili; Vi erano anche casi di untori che cercavano di spargere l’epidemia.

Una delle prime mosse in casa Blizzard fu di cercare di organizzare una quarantena volontaria, ma i risultati furono scarsi visto la poca serietà con cui fu presa da alcuni giocatori;

Le città furono le prime a essere colpite e l’epidemia si rafforzò grazie ai personaggi non giocanti o npc che tennero in vita il virus fungendo da contenitori; Presto furono abbandonate in una fuga verso luoghi più remoti, ma nelle loro strade già riversavano i cadaveri.

Tutto questo obbligò gli sviluppatori a intervenire e il 10 ottobre avvenne; Con l’ausilio di una nuova patch e il reset dei server per eradicare l’epidemia.

Lollo

kqwyvo.jpg

Fonti:
Everyeye



0
0
0.000
0 comments