Paura dell'ignoto. 12. Il tempo passa.

Prologo

Nell'ultimo capitolo abbiamo visto l'inglorioso epilogo dei Viddar. In questo episodio ci catapulteremo a cinque anni di distanza dallo scontro e vedremo cosa è successo, nel frattempo, nel Regno.

Erano passati cinque lunghi anni da quella notte. L'ordine nel Regno era stato ristabilito ma l'arrivo degli stranieri aveva irrimediabilmente modificato gli equilibri sull'Isola.

I Rusdan persero il predominio del deserto e delle proprie città. Pur mantenendo posizioni di rilievo, i Reggenti furono sostituiti da persone nominate da Reynwald in persona: tutte le quattro città sulle dune entrarono nella diretta sfera di influenza dei ducati.

I Therdentin che si erano stabiliti a Salor, dopo la morte di Atn durante la battaglia contro i Viddar, abbandonarono i ducati e tornarono sui monti richiamati dal loro nuovo capo. I rapporti con Reynwald tornarono come un tempo: sebbene gli scambi commerciali ricominciarono a fiorire tra i due Popoli, non ci fu più promiscuità e la situazione ritornò come prima della sconfitta di Gortash.

In una serena serata primaverile il Duca di Reynwald sedeva sul terrazzo ducale della Città Roccaforte. Teneva in mano un bicchiere di vino. Il condottiero sembrava stanco ed invecchiato sebbene ancora in perfetta forma fisica. Vicino a lui sedeva l'immancabile Croll ed i suoi figli Swor e Nessrak. I due ragazzi erano ormai uomini. Avevano da poco compiuto rispettivamente venti e ventuno anni.

Croll chiese:

A che punto siamo mio Signore?

Il Duca aveva lo sguardo perso nel vuoto e rispose come se l'amico fosse di fronte a lui ma guardava l'orizzonte:

Dovremmo essere pronti tra pochi mesi al massimo. In inverno dovremmo aver terminato i preparativi.

Con l'arrivo dell'autunno la temperatura iniziò a calare drasticamente ma nelle città dei ducati c'era molto fermento. Un mattino, all'alba, Reynwald scese nelle segrete sotto il palazzo dove si trovava il cugino Delmdel. Quando la guardia aprì la porta non furono solo due gli occhi che lo osservarono ma quattro.

Avete avuto tempo di parlare tra di voi, amici miei?

Óraekja sputò a terra e si sentì distintamente il rumore della saliva sul pavimento in pietra e una voce carica d'odio aprostrofò l'intruso con arroganza:

Ti burli di noi come se fossimo giocattoli? Perchè non mi dai una spada e ti batti con me? Voglio squartarti come un maiale

Il duca sembrò non udire quelle parole e di rimando rispose pacatamente:

Caro Óraekja dimentichi che abbiamo già duellato e la tua situazione la dice lunga su come sia finita.

Il Duca fece una breve pausa per assaporare nuovamente la vittoria ormai lontana nel tempo.

Abbiamo appreso l'arte della navigazione dai tuoi uomini, amico mio. I cinque anni di insegnamenti sono stati proficui per il mio Popolo e sono qui per ringraziarti.

Osservava l'uomo di fronte a se e poteva vedere l'odio aumentare ad ogni parola ma la stoccata finale era prossima ad arrivare e il duca non lo fece attendere oltre:

Leidólfr, inoltre, ha trascorso gli ultimi tre anni ad insegnarci come costruire nuovi trabucchi, come produrre la polvere della morte e come utilizzare queste armi. Si è dimostrato una valida risorsa e ha permesso al nostro Popolo di compiere un balzo in avanti di decenni grazie a tutto il suo sapere. Dovresti essere orgoglioso dei tuoi uomini. Io stesso sono qui per dirti grazie.

L'ex capitano dei Viddar sputò nuovamente a terra. Nonostante la reclusione era una bestia difficile da domare e si dimostrava ancora molto combattivo seppur avesse le catene ai polsi ed alle caviglia:

Che intenzioni hai figlio di una cagna? Perchè non mi uccidi e basta?

A questo punto fu Delmdel ad introdursi nel dialogo:

Lascialo perdere! Questo demone è più scaltro di una volpe e più sadico di un ratto. Non vale la pena adirarsi con lui.

Reynwald però continuò come se non fosse stato interrotto:

Sono qui per spiegarti ciò che avvenne quella notte. Penso di doverti almeno questa cortesia.

Óraekja si zittì all'istante. Comprese al volo che il suo nemico si stava riferendo alla notte in cui vennero attaccati.

Spesso mi hai chiesto come abbiamo fatto, quella notte, ad attaccarvi da tutti i fronti ed oggi voglio risponderti. Ovviamente già allora avrai capito che la cavalleria della quale io ero al comando, proveniva dalle mura di Città Oscura. Ciò che non sai, è che nei mesi precedenti al tuo arrivo ho fatto costruire dei lunghi tunnel sotterranei sotto la radura antistante le mura. Questi terminavano a stella proprio dove piazzasti i tuoi trabucchi. Le buche che scavammo per rallentarvi, in realtà, erano un semplice diversivo. Da un lato sono servite a farvi perdere tempo, dall'altro vi hanno stancato per un giorno intero ma soprattutto ci hanno dato la possibilità di cogliervi di sorpresa durante la notte. Ci sono voluti due mesi per costruire quei cunicoli ed ho dovuto stipare per giorni molti più uomini in Città Oscura di quanti potesse ospitarne. Quella notte, tutti quei guerrieri, si sono incamminati nei tunnel che passavano proprio sotto di voi e sono sbucati alle vostre spalle. Questo è lo stratagemma che abbiamo sfruttato per sorprendervi nel sonno e che ci ha permesso di attaccarvi su tutti i fronti.

Óraekja non poteva credere alle sue orecchie. Come aveva fatto a farsi sorprendere come un soldato alle prime armi? L'astuzia del suo avversario era davvero notevole e sentì il sangue ribollire per la rabbia nelle vene. L'uomo ringhiò con mal celata frustrazione:

Perché adesso? Perché mi dici queste cose proprio ora a distanza di cinque anni?

Reynwald fece una pausa e sospirò profondamente:

Adesso è giunta l'ora. Quando la battaglia è terminata ho catturato molti dei tuoi uomini ed ho sfruttato le loro conoscenze affinché le insegnassero al mio Popolo. Fra meno di tre mesi partiremo verso Ingólfrowa, la tua terra natia.

Óraekja si gettò contro il condottiero ma le catene lo fermarono a pochi centimetri da Reynwald:

Come osi? Come osi? Tu bastardo inetto! Come puoi osare tanto?!

Il duca lo osservò con pacato distacco e si girò verso la porta e prima di uscire proferì la sua sentenza:

Morirai di fame in questa cella. Questa è l'ultima volta che mi vedrete. Oggi riceverete il vostro ultimo pasto. Da domani nessuno vi porterà altri viveri. Addio.

Quando la cella venne chiusa, sentì le urla di Óraekja e Delmdel provenire dalla stanza attraverso la porta. Erano un misto di terrore, disperazione e frustrazione ma non se ne curò. Era giunto il momento di chiudere definitivamente ed una volta per tutte un capitolo della sua vita.

Quell'autunno fu particolarmente rigido ed una strana malattia si propagò nel Regno. Gli stranieri sopravvissuti alla battaglia la chiamavano polmonite. Nel loro Paese era una malattia piuttosto comune ma non sull'Isola. Proprio qui, infatti, riuscì a mietere centinaia di vittime nel giro di poche settimane demoralizzando gli animi ed incutendo il terrore.

Ad inverno inoltrato, in una fredda e piovosa sera, Swor e Nessrak si trovavano al capezzale del padre che tossiva convulsamente.

Swor toccò la fronte dell'infermo e guardando il fratello lo informò:

Scotta come una pentola sul fuoco.

Passarono due settimane ma la salute del condottiero non sembrava migliorare. Croll, preoccupatissimo, chiamò medici e sciamani da ogni parte del Regno per cercare di curare il suo Signore ma nulla sembrava migliorare la situazione.

Il primo giorno di primavera, il Duca ormai smagrito e pallido come un cencio, mandò a chiamare i suoi figli ed il Reggente. Quando arrivarono al capezzale si rivolse a Croll dicendo:

Ti ho voluto bene come ad un fratello ma la mia ora è ormai giunta. Non piangere amico mio. Questa è la vita e non possiamo farci nulla ma promettimi una cosa: i miei figli sono ormai diventati uomini ma hanno ancora bisogno di qualcuno che li guidi nei momenti più bui. Vorrei che questa guida fossi tu.

Il viso di Croll era rigato dalle lacrime ma non cercò di nasconderle:

Certo mio Signore. Ti ho servito per tutta la vita e lo farò fino a quando esalerò il mio ultimo respirò!

A quelle parole Reynwald tirò un sospiro di sollievo che gli procurò un nuovo attacco di tosse fortissima e sputò sangue dalla bocca. Quando il suo petto si quietò, questa volta si rivolse ai suoi ragazzi:

Voi siete la mia progenie, il mio onore, la mia eredità per questo mondo. Sapete cosa mi aspetto da voi. I Viddar, ormai, conoscono la nostra esistenza ma ricordate che una battaglia vinta non decreta la vittoria. Presto potrebbero tornare per continuare ciò che hanno lasciato in sospeso ma non dobbiamo permetterglielo.

Un altro colpo di tosse sconquassò il suo torace e di nuovo alcune gocce di sangue emersero dalla sua bocca. Swor, il più giovane, gli asciugò le labbra con un panno e il duca proseguì:

Andate figli miei. Andate e rendetemi fiero di voi.

Passarono diversi mesi nei quali i guaritori fecero a gara per aiutare il loro signore ma fu un intervento inaspettato a cambiare le sorti del condottiero. Leidólfr, uno dei capitani dei Viddar, oltre ad essere un prode guerriero era anche esperto di medicina e decise di aiutare Reynwald. Cosa lo spinse non è chiaro ancora oggi ma che fosse amicizia, speranza di un futuro migliore, odio verso il proprio popolo o altro... fatto sta che la salute del Duca migliorò settimana dopo settimana

All'inizio della primavera, quando l'ultimo uomo salì la scaletta della Pàll, le dieci Golette erano pronte a salpare con a bordo duemila uomini del Regno.

Nessrak suonò il corno: le àncore vennero sollevate e le vele furono spiegate al vento trasportando le imbarcazioni lontano dalla costa.

Dall'alto di una scogliera, un vecchio ed un bambino osservarono tutta la scena e quando le navi diventarono un puntino indistinto all'orizzonte, il piccolo guardò in alto cercando di incrociare lo sguardo dell'anziano:

Dove vanno nonno?

L'uomo sospirò abbassando lo sguardo:

In una terra lontana lontana chiamata Ingólfrowa.

Il piccolo sbatté due volte gli occhi con aria curiosa ma non sembrò contento della spiegazione:

E cosa vanno a fare laggiù nonno?

L'uomo si abbassò ed abbracciò il piccolo stringendolo a se: quel bambino era il frutto dell'amore tra sua figlia ed il guerriero Atn perito per difendere il Regno dagli invasori. Dopo una ventina di secondi si alzò, gli prese la mano e si girò incamminandosi verso casa:

Vanno a preservare il nostro futuro.

Il bambino non comprese. Si voltò a guardare nuovamente le navi ma ormai erano sparite all'orizzonte. Dunque si girò nuovamente, si divincolò dalla presa del nonno ed iniziò a correre verso la capanna poco più avanti.

L'uomo lo osservò con tenerezza e dopo pochi passi lo sentì urlare:

Dai nonno, sbrigati! Andiamo a giocare!

Nel frattempo, ad alcune miglia di distanza, Duca di Reynwald era sulla prua della nave più grande ed in testa alla carovana marittima, conduceva il proprio popolo verso l'ingoto.

Epilogo

Con questo episodio si chiude il secondo racconto inerente la saga di Reynwald. Il finale, come il lettore può intuire, lascia aperta la possibilità di un sequel ma non ne sono certo. Scrivere costa fatica e, sebbene mi piaccia, porta via molto tempo.

Spero, comunque, che fino ad ora le righe lette ti abbiano trasportato in un mondo lontano e ti abbiano fatto vivere delle belle sensazioni.

Sappi che mi piacerebbe molto avere un feedback da parte tua che leggi questo ultimo capitolo e chissà... forse ci rivedremo con un nuovo racconto fra qualche tempo...

NB: la copertina ed eventuali altre immagini presenti nel presente post o in quelli della medesima saga sono state realizzate con il Servizio Canva avvalendosi delle immagini gratuite in esso disponibili ad uso gratuito.

Per orientarti nella geografia di questo racconto, ti consiglio di andare nel primo capitolo de *La Guerra dei Ducati e poi tornare qui: La Guerra dei Ducati. 01: una bussola per il lettore.

Indice

Se ti fossi perso uno dei precedenti capitoli:



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