Paura dell'ignoto. 11. Città Oscura, rogo e talpe.

Prologo

Nel precedente capitolo abbiamo visto la ferocia e l'astuzia che i Viddar hanno messo in atto. Dopo la conquista di due città del deserto hanno sgominato i commerci tra i ducati e gli abitanti delle montagne. Successivamente hanno rimpolpato il loro esercito facendo confluire dieci nuove Golette cariche di uomini, armi e cammelli nei territori del Regno. Adesso, forti di duemila e seicento guerrieri, si apprestano ad attaccare i ducati.

Quel giorno gli uomini sulle mura di Città Oscura videro gli invasori arrivare da lontano. Se ne accorsero perché il loro tragitto era costellato di alberi abbattuti per creare un passaggio abbastanza largo da far transitare i grossi carri sui quali trasportavano le casse ed i trabucchi.

Ci misero circa dieci ore per percorrere il tragitto da quando furono avvistati fino ad arrivare a pochi metri dalla fine del bosco. In quel luogo avevano intenzione di creare delle piccole radure abbattendo gli alberi circostanti e sulle quali piazzare i trabucchi.

Quando, però, arrivarono vicino al limitare del bosco si imbatterono in un'inaspettata sorpresa. Gli abitanti dei ducati avevano scavato delle buche irregolari nel terreno. Alcune erano profonde e circolari, altre misuravano pochi pollici e creavano delle leggere depressioni, altre ancora erano degli autentici crateri nel terreno.

Óraekja sorrise in maniera sorniona.

Che bizzarri questi selvaggi. Pensano davvero che qualche buca nel terreno possa fermare noi Viddar?

Quella sera si accamparono tra gli alberi: montarono le tende e tolsero le selle alle cavalcature. Istituirono turni di guardia serrati e quella stessa sera si riunirono nella tenda di Óraekja.

Leidólfr e Gaukr erano piuttosto divertiti per il ridicolo stratagemma messo in atto dal Duca ma il loro comandante li riportò all'ordine:

Badate bene. Fino ad ora non abbiamo trovato resistenza ma questo Reynwald sembra essere un osso più duro rispetto ai Rusdan. Non dobbiamo sottovalutarlo. Certo, queste ridicole buche ci faranno perdere del tempo per riempirle e creare una superficie pianeggiante dove piazzare le nostre armi ma vorrà solo dire che rimanderemo di un giorno o due la battaglia. Nulla di cui preoccuparsi. Domani mattina fate il giro della città per vedere quanto è grande. Fra tre giorni al massimo saremo pronti ed inizieremo a gettare i nostri ordigni sulle loro inutili mura per poi penetrare all'interno.

La notte passò senza problemi ed il mattino dopo gli stranieri si adoperarono per coprire le buche in modo da creare delle zone pianeggianti adatte a piazzare i trabucchi in modo da essere offensivi. Inoltre si adoperarono per abbattere molti alberi formando delle piccole radure: il giorno successivo avrebbero piazzato le proprie armi a lunga gittata.

Il sole compì il suo percorso nel cielo; il caldo estivo rendeva le operazioni molto faticose e gli invasori si stancarono per l'intensa attività fisica svolta.

Le vedette sulle mura nemiche osservavano i loro preparativi ma non sentivano particolare fermento dentro le mura. Era un piccolo ed insignificante dettaglio ma il comandante dei Viddar se ne accorse e decise di procedere con maggiore cautela.

Arrivò finalmente la notte. A parte le sentinelle, il campo crollò nel sonno per la fatica accumulata. Lo stesso Óraekja rientrò nella propria tenda cercando un po' di riposo in quella afosa e serena notte di luna piena.

Fu nel cuore della notte che una guardia dei Viddar posizionata sul lato est del campo venne sgozzata da una lama comparsa alle sue spalle.

Contemporaneamente ad un'altra guardia posizionata sul lato ovest venne tappata la bocca con una mano sbucata da dietro. Una lama si conficcò nel suo costato provocando una copiosa emorragia che lo condusse rapidamente alla morte ma senza un sibilo che potesse rivelarlo.

Ad alcuni passi di distanza una terza guardia vide il terreno smuoversi davanti a propri occhi. Data la stanchezza accumulata pensò di sognare e di aver visto delle talpe.

Si strofinò gli occhi con le mani. Quando terminò la manovra constatò che il suo sogno non era terminato ma al posto di una talpa, vide sbucare la testa di uomo dal terreno. Il sogno durò ancora pochi secondi perché non appena sbucò il braccio che quella testa comandava, partì l'affilata lama di un grosso coltello che si conficcò nella trachea del sognatore sveglio.

Centinaia di uomini emersero da tre botole poste nel terreno mantenendo il silenzio: alcuni di loro cercarono le altre guardie piazzate nel periplo del campo mentre altri entravano nelle tende degli invasori per salutarli amabilmente con le lame delle proprie spade finché un urlo squarciò il silenzio della notte e la festa terminò:

ALLARME, ALLARME. SIAMO SOTTO ATTACCO!!!

Nel giro di pochi secondi le urla si moltiplicarono e nel campo ci fu un trambusto inimmaginabile.

Quando Óraekja emerse dalla sua tenda con la spada in mano vide una scena che non avrebbe mai immaginato: i suoi uomini erano sotto attacco ed alcuni dei suoi trabucchi erano in fiamme. A qualche passo da lui vide Leidólfr che urlava guardando le casse posizionate poco più avanti:

METTETE AL SICURO LA POLVERE O SALTIAMO TUTTI IN ARIA!

Gaukr ed un drappello di Viddar si precipitarono verso le casse per metterle al sicuro dalle fiamme ma dopo aver spostato l'ultima di queste, il capitano della Prasi venne scaraventato a terra da uno stallone che arrivò a tutta velocità.

Óraekja, sconvolto e sorpreso, si girò in direzione di Città Oscura giusto in tempo per vederne i portoni spalancati ed uno sciame di cavalieri al galoppo verso di loro. Ma com'era possibile che la fanteria fosse alle loro spalle e la cavalleria di fronte?? Che inganno era mai questo?

Non fece in tempo a pensare ad eventuali soluzioni perché un uomo, arrivando al galoppo, si gettò dal cavallo in corsa contro di lui urlando. L'impatto fu devastante e Óraekja si trovò corpo a corpo con Atn in persona.

La battaglia ormai era cominciata!

Il Duca di Reynwald dopo aver ucciso il sotto ufficiale Gaukr, fronteggiò diversi invasori fino a trovarsi di fronte a Leidólfr.

Entrambi si scambiarono diversi e possenti fendenti. Sembrava che nessuno dei due riuscisse ad avere la meglio sull'altro fino a quando Nessrak, il figlio maggiore del duca, sbucò da un lato e si gettò contro l'ufficiale nemico.

Colpì Leidólfr al volto e questi si concentrò sul nuovo avversario convinto di dover affrontare due uomini contemporaneamente ma il ragazzo si rivolse al duca e, prima di riprendere a combattere, gli urlò addosso:

Padre, va da Atn!

Le sue parole furono perentorie e il duca lasciò la posizione per precipitarsi verso l'ultimo luogo dove aveva visto il capo dei barbari combattere contro il capo degli invasori. Nel momento stesso in cui arrivò vide la lama di Óraekja affondare nel corpo di Atn all'altezza del cuore e questo si accasciò a terra sostenendosi con il braccio sinistro e tamponando la ferita con la mano destra.

Óraekja stava per affondare un secondo fendente ma Reynwald riuscì a sopraggiungere in tempo parandolo con la propria ascia. I due, finalmente, erano l'uno di fronte all'altro mentre il barbaro osservava la scena come se fosse al rallentatore.

Lo straniero si abbassò di scatto ed il suo braccio sinistro si allungò repentinamente come la testa di un serpente. Invece di un morso, però, un piccolo pugnale si conficcò nella coscia del duca provocando un dolore lancinante.

Costui incassò il colpo indietreggiando e sollevò l'ascia sopra la testa roteandola minacciosamente. Nonostante il dolore alla gamba riuscì a incalzare Óraekja con il quale si scontrarono duramente.

La lotta tra i due durò meno di due minuti perché proprio quando il capo dei Viddar stava per sopraffare il Duca, non si accorse di passare a mezzo passo di distanza dal corpo di Atn.

Óraekja pensava di averlo ucciso ma il Therdentin aveva una tempra da guerriero ed un fisico allenato e non era ancora spirato.

Al contrario, aveva osservato tutta la scena mentre sentiva il sangue fluire fuori dal proprio corpo e quando vide Óraekja passare vicino a lui, raccolse tutte le forze rimaste per sollevare il braccio nella cui mano teneva una piccola spada corta. Con un abile colpo preciso, la lama recise di netto il tendine che collegava il tallone alla gamba dello straniero e, a causa del dolore lancinante, il nemico cedette sotto il proprio peso.

Reynwald ne approfittò per saltare addosso all'invasore e quando gli fu sopra lo apostrofò con odio:

Sei finito bastardo. Il tuo tempo nel Regno è giunto al termine.

Óraekja, devastato dal dolore al tendine, era incredulo sull'evoluzione della situazione ma da guerriero desiderava una morte onorevole:

Uccidimi Reynwald. Uccidimi e facciamola finita!

Il duca si inginocchiò vicino all'uomo che teneva il proprio tendine con entrambe le mani ed alzò l'ascia. Il comandante vide distintamente il pomello dell'arma ed attese la fine ma prima che tutto fosse buio, sentì il suo nemico mormorare:

Ho altri piani per te

NB: la copertina ed eventuali altre immagini presenti nel presente post o in quelli della medesima saga sono state realizzate con il Servizio Canva avvalendosi delle immagini gratuite in esso disponibili ad uso gratuito.

Per orientarti nella geografia di questo racconto, ti consiglio di andare nel primo capitolo de *La Guerra dei Ducati e poi tornare qui: La Guerra dei Ducati. 01: una bussola per il lettore.

Indice

Se ti fossi perso uno dei precedenti capitoli:



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