In qualsiasi altro paese europeo sarebbe clamoroso. In Italia sembra essere tutto anche troppo normale.
Di cosa sto parlando?
Del referendum di domenica prossima al quale saremo chiamati a partecipare, da bravi, onesti e pensanti cittadini.
Con il referendum in questione saremo chiamati a confermare quanto deciso dal parlamento, pressochè all'unanimità, lo scorso anno, quando si decise che il numero di parlamentari sarebbe stato ridotto di qualche centinaio di unità.
Tutti daccordo dunque?
Manco per la testa.
In questo paese accade che la maggior parte di quelli che votarono si al taglio dei parlamentari, oggi voteranno no al referendum.
E' la stessa legge? Si!
Una crisi di identità che neppure il più bravo degli psichiatri riuscirebbe ad analizzare ed incanalare in una qualche cura.
Leggete questo articolo ad esempio, risalente al 2019:
https://www.repubblica.it/politica/2019/10/08/news/taglio_dei_parlamentari_voto_finale_alla_camera-237966883/

Tutte le forze politiche votarono a favore.
Oggi invece sono quasi tutti contro.
L'unica forza graniticamente coerente a quanto votato è ovviamente il movimento 5 stelle, non a caso il partito più criticato da giornali di destra, sinistra e centro.
E proprio i giornali rappresentano l'altra metà di un cielo grigissimo, fatto non solo di politica e politicanti ma anche da chi di politica e politicanti e grazie a politica e politicanti, campa.
E cosi i giornali come La Stampa e la Repubblica si avvolgono su se stessi millantando le tante ragioni per votare no. L'espresso addirittura propone 100 motivi per dire NO. I "giornali" di destra fanno a gara per convincere i loro lettori a votare NO per mandare a casa Giuseppe Conte.
Addirittura le Sardine hanno deciso di votare NO.
Tanti intellettuali e politici navigati (pensate a Prodi) voteranno NO.
E' un paese al contrario.
E' un paese contorto e malato il nostro.
Siamo talmente coinvolti nel malaffare politico che non riusciamo ad essere coerenti neppure con noi stessi e le nostre scelte.
Le ragioni del NO sono in molti casi condivisibili, ma solo se private del contesto italiano.

Il SI non risolverà molto ma costituirà il primo passo per ammodernare la macchina amministrativa che ruota intorno al parlamento italiano. Il SI costituirebbe un segnale, un segnale che la buona politica manderebbe alla sua controparte infetta, quella quota parte di politici politicanti di mestiere che vedranno allontanarsi il sogno della riconferma in parlamento. Decine di Scillipoti e Razzi, di Craxi's son, repubblicani abbarbicati alla poltrona, ex democristiani riciclatisi ovunque e comunque pur di restare a Roma, leghisti antiitaliani e antieuropeisti ma saldamente fedeli allo stipendio parlamentare. Sono tutti pronti a dire NO, tutti pronti a tenere la sedia sotto il sederino e a mobilitare il giornalista amico, il blogger fedele, l'editorialista compagno di mille avventure.
Votare NO ha una sua ragion d'essere e una sua dignità intellettuale se decontestualizzata.
Votare NO dopo aver votato SI 12 mesi fa è da reparto psichiatrico.
Votare NO adducendo scuse assurde e senza entrare nel merito è ridicolo.
Votare NO per mandare a casa il presidente del consiglio più amato degli ultimi 30 anni è da codardi.
E' la repubblica delle banane signori.
A noi italiani sta bene quasi tutto, anche seguire politici che ieri hanno votato SI ed oggi professano il NO.
Senza batter ciglio.
Proprio come noi.
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