Un nuovo racconto: Pietre

Salve a tutti hive friends.
Ritorno a scrivere, e ritorno con un altro piccolo racconto, l'ultimo periodo è stato molto duro, non solo dal punto di vista lavorativo ma soprattutto personale. Due lutti hanno caratterizzato la mia esistenza a distanza di una settimana l'uno dall'altro. Nel mio post precedente avevo lasciato alla poesia il mio stato d'animo di quei giorni, e soprattutto alla riflessione di quanto lasciano tracce di te gli addii finiti.
C'è tanto dolore da smaltire, c'è tanta difficoltà nel proseguire ma, seppur cinicamente, lo si deve fare.
Ho preso avvio da quanto accadutomi per buttare giù un racconto.
Ritengo che essi vivono in noi e talora hanno bisogno di scossoni per nascere.
Beh! Per me che non lascio mai andare via nessuno, almeno non volontariamente, reputo l'addio un grandissimo scossone, una bella pietra scagliata con violenza addosso.
Da qui il titolo:

PIETRE

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"Dai, corri, devi resistere...non fermarti.." pensava intensamente Fabrizio correndo nel bosco dove la tenue rugiada si confondeva con
le grosse lacrime che gli percorrevano, come rivi al mare, il viso troppo sciupato per la sua
giovane età.
"Devo dirglielo, devo trovarlo...non posso tenerlo per me...non posso! Il fiato gli pesava, e quella strada, che spesso percorreva nei giorni di primavera assaporando il profumo dei fiori che il sole rendeva delizioso, gli sembrava ora cosi impervia e interminabile tanto da fargli aumentare le lacrime agli occhi per la foga.

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Fabrizio. Un nome che portava con tanto ardore e vanto perché, diceva, gli ricordava qualcosa di tremendamente forte, valoroso,
come lui voleva (e sosteneva) di essere anche se, forse troppo spesso, le lacrime gli solcavano gli zigomi pronunciati e gli Occhi, fattisi troppo gonfi, lo spingevano al sonno che lui non voleva.

Fabrizio era un ragazzo molto timido e riservato, dal corpo appena scaldato da un ampio mantello nero (il suo colore preferito).
E sotto?
Sotto niente.
Lui amava i mantelli e le cose ampie, dove il vento, diceva, poteva liberamente circolare rendendo così la cosa un ampio aquilone dal tetro colore...Ai piedi scarpe di stoffa, e al collo una
stretta striscia di pelle, regalo del suo amore.
Gli impediva di muoversi liberamente, ma lui diceva che quella era una penitenza, si, qualcosa di simile e che comportandosi così si sentiva più vicino al suo "amico" (che cercava correndo); il giovane che troppe ne aveva subite.

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A @rocinanteprimo novel, all rights reserved

text and photos are mine



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